Le due statue dei galati

I galati furono un popolo celtico stabilitosi nell'odierna Turchia nei pressi dell'attuale capitale turca Ankara. Famose le lettere di San Paolo nel Nuovo Testamento, subirono progressivamente il destino di quasi tutti i celti, cioè l'assorbimento in altra cultura, quella ellenica in questo caso.
La Galazia e i galati sono anche ricordati per due superbe sculture, che richiamano suggestive immagini del mondo celtico e che parlano entrambe di morte.

Il galata suicida

il galata suicida
il galata suicida (photo wikimedia)
Il Museo Nazionale Romano, quello nel Palazzo Altemps, contiene questa splendida ed incredibile
statua, che fornisce anche molte informazioni utili di natura storico-antropologica.
Il Museo presenta quasi esclusivamente di statue di scuola greca (opere greche originali o copie conformi romane, ma anche qualche statua egizia), rappresenta uno straordinario viaggio nel tempo e nel mito.
In esso si possono ammirare meravigliose rappresentazioni degli antichi Dei, di Dee di incantevole bellezza (alcune rappresentazioni di Afrodite e di Igea sono mozzafiato).
Vedere Zeus, Ercole, Mercurio, Atena fulgidi e vivi, quasi animati, offre la sensazione magica e inedita di entrare in un tempio sacro e antico dell'antica Grecia, è qualcosa che colpisce in profondità l'animo del visitatore.
Eppure pensate, tra tante rappresentazioni divine veramente meravigliose, la statua principale, quella che si ritrova solo dopo aver esplorato tutto il museo, nella sala più grande (la sala del camino) e al centro di essa è una fantastica raffigurazione plastica del Galata suicida, che si infila la spada nella parte superiore del petto, dopo aver ucciso la moglie. Nel marmo, con realismo impressionante, si vede il sangue che fluisce dal taglio.

Creata su ordine del Re di Pergamo Attalo I, per celebrare la vittoria contro i Galati (Galli d'Oriente) non rappresenta in modo ridicolizzato l'avversario sconfitto, tutt'altro, perché appare come un semidio.
La posizione e la fattura dei corpi è di una suggestione intensa e drammatica, i baffoni e i capelli ci restituiscono la tipica fisionomia del celta come descritto dagli scrittori classici (alla Asterix), e sembra nel momento del gesto supremo venir fuori l'anima indomita, il coraggio che non teme confronti, l'orgoglio e l'onore di questo condottiero ispirato in ogni suo gesto dagli Dei, il quale, senza via d'uscita, esercita la propria libertà assoluta ...
Qui trovate l'immagine, ma vi garantisco, la foto non è nulla rispetto a ciò che offre dal vivo, a girargli in giro, meditando, per comprendere l'idea di movimento che comunica, la perfezione del dettaglio, l'immagine titanica che restituisce al visitatore.

La celebre statura del Galata suicida, e quella e del Galata morente (quest'ultima ai Musei capitolini) , in originale era in bronzo ed era collocata nel tempio dedicato ad Athena dal re Attalo I per le vittorie sui Galati in Asia Minore, poco dopo il 228 avanti Cristo.

Facevano parte delle decorazione di un monumento dell'Acropoli di Pergamo voluto dal re Attalo I per celebrare la vittoria sui Galli e sarebbe poi stata trasportata a Roma da Nerone nel 64 d.C., secondo quanto afferma Plinio il vecchio. ( Nat. Hist. XXXIV, 19 ):
XXXIV. Plures artifices fecere Attali et Eumenis aduersus Gallos proelia, Isigonus, Pyromachus, Stratonicus, Antigonus qui uolumina condidit de sua arte. ... Atque ex omnibus quae rettuli clarissima quaeque ... in sellariis domus aureae disposita.
Le statue che noi conosciamo, invece, sono copie in marmo, scolpite probabilmente a Pergamo [il marmo è di origine turca] e poi rinvenute a Roma a causa dei lavori alla villa Ludovisi durante i primi anni del Seicento.
Le due statue furono scoperte a Roma fra il 1621 e il 1625 a pochi passi dal luogo dove sorgevano le dimore di Giulio Cesare e dello storico Sallustio. Fu Cesare ad ordinare la copia del guerriero morente per celebrare le vittorie che a sua volta ottenne durante la campagna di Gallia del 58-51 a.C.

E' una scultura carica di pathos e drammaticità, senso dinamico del movimento, forza espressiva insuperabile, rappresentazione quanto mai vivida della celticità guerriera ed eroica, divina, che rappresentata con straordinaria precisione.
Il principe, il condottiero galata, vista perduta la sua causa, dopo aver ucciso la moglie tagliandole la gola, si suicida immergendosi una spada nel cuore. La gamba sinistra si trova in posizione leggermente avanzata, come se volesse dare un ultimo e disperato sostegno alla compagna che si sta afflosciando di lato. L'uomo sembra lanciare un ultimo sguardo dalla parte opposta, come se volesse bloccare con il furore degli occhi un possibile inseguitore.
La scultura è resa realistica più che mai dalle infinite torsioni dei due corpi che si contrappongono in maniera commovente: la donna sembra crollare verso il pubblico, mentre l'uomo, ci si presenta con un fisico perfetto (e diverso da quello delle altre statue presenti nel museo) e con i muscoli tesi. La cassa toracica si contrae con il margine delle costole sull'addome, i muscoli sono allo spasimo, la vita si afferma per l'ultima volta in questo condottiero che consacra se stesso alla morte.
Nel momento del supremo sacrificio, la statua riflette una immagine titanica e semidivina: la statua è caratterizzata dalla pienezza delle forme e dalla perfezione, basti vedere i capelli divisi in ciocche (sembrano proprio i capelli trattati con la calce di cui parlano i calssici), si cela qualcosa di gigantesco: una sfida alla superiorità del nemico e una selvaggia dedizione alla morte che impressiona profondamente. Perché, come dicevano i druidi, la morte è solo un punto intermedio di una lunga vita.

La donna appare caratterizzata da una splendida veste, ma completamente esanime, abbandonata, perché ogni vita è sfuggita da lei. E' impossibile non provare una fortissima sensazione di commozione nel vederla.

Per le visite:

Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps
Piazza S. Apollinare 46
Orari: 9.00 - 19.45; chiuso il lunedì
Prenotazioni +39.06.39967700 (lunedì-sabato 9-13.30 e 14.30-17)
Ingresso: 7 euro (intero), 3.5 euro (ridotto)

Il galata morente

Il galata morente ( photo © Fabio Rosati )
Subito dopo la prima vittoria sui Galati ad opera di Attalo I, erano stati realizzati dei gruppi scultorei aventi come soggetto proprio personaggi di quella tribù celta. Ne sono un ricordo le copie romane - di elevata qualità e realizzate probabilmente nella stessa Pergamo - da originali bronzei,un tempo collocati nella terrazza del santuario di Atena, come ringraziamento alla dea per l'ottenuta vittoria.

Opere di Epìgono (attivo tra il 263 a.C. e 197 a.C.), scultore pergameno operante soprattutto per committenze di corte, le statue del Galata morente e del Galata suicida poste assieme ad altre su un altro basamento circolare quasi al centro della terrazza. La loro disposizione era tale da suggerire un moto ascensionale, che partendo dal Galata morente culminava nell'elsa della spada del Galata suicida.

Il Galata morente - che indossa il tòrques, il collare di metallo ritorto tipico delle popolazioni galliche - giace sul proprio scudo ed è pensato essenzialmente per una veduta frontale, nonostante la complessità degli atteggiamenti. Infatti, la gamba destra è piegata e portata sotto quella sinistra distesa; il braccio destro è tirato indietro affinchè la mano, poggiata a terra, possa far leva in un ultimo tentativo dell' uomo, mortalmente ferito, di sollevarsi. La mano sinistra, portata sul ginocchio destro, è quasi un puntello per il busto che appare appena ruotato, in una soluzione contrapposta alla direzione delle gambe. Il volto del personaggio denota coraggio, forza e fierezza pur nel momento estremo della morte. Infine la testa, dalla fronte aggrottata tesa nello sforzo, è reclinata verso il basso opposta alla schiena invece ben dritta, quasi a significare che il guerriero non intende piegarsi e rassegnarsi alla sottomissione.

Il riconoscimento del valore e della forza del nemico barbaro non è però da intendere come rispetto per il vinto ma come motivo che rendeva maggior gloria al re Attalo I, capace di vincere tali bellicose popolazioni considerate esecrabili dai Greci.

Chiunque volesse ammirare questa statua, la può trovare ai Musei Capitolini di Roma.

Note all'articolo

L'articolo è l'unione di due articoli originariamente pubblicati con il titolo "Galata suicida con moglie: l'incredibile statua a Roma" il 13/07/2006 da "Myrddin-Merlino" e "Il galata morente" il 12/11/2006 da "Mithrandir" nella sezione CelticPedia di CelticWorld . Gli articoli originali non sono più consultabili online. La presente versione è una trasposizione dell'originale, con limitate modifiche (per necessità di attualizzazione ed impaginazione).



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